Solo due coppie di non residenti hanno pagato per il «sì», mentre 207 si sono sposate gratis in via Larga
Due coppie in sette mesi. A Palazzo Dugnani il bilancio è presto fatto. La tassa sul fiore d’arancio è un flop.
La delibera che ha introdotto il balzello sugli sposi non residenti in città è d’inizio anno. Tanti soldi, si pensava, che sarebbero dovuti arrivare in cassa, da Palazzo Dugnani direttamente a Palazzo Marino. A distanza di pochi mesi, i numeri smentiscono anche le più caute previsioni: solo due coppie, appunto, si sono dette sì davanti agli affreschi del Tiepolo dopo aver versato i 400 euro richiesti per celebrare le cerimonie dei non milanesi. Una miseria. Bilanciata dal dato di chi ha scelto la formula gratuita: la sala «Formazione» del secondo piano del palazzaccio di via Larga, la sede dell’assessorato ai servizi civili. Perché la delibera del Comune prevedeva anche una «finestra» di gratuità. Sposarsi a Milano senza residenza in tasca prevedeva così due alternative: il prestigio di palazzo Dugnani, il costo zero di via Larga. Risultato: in assessorato si sono celebrate ben 207 cerimonie da inizio anno.
Altri dati di contorno. Ottocentoquarantacinque i sì pronunciati da gennaio a Palazzo Dugnani, di cui 386 nel week-end. Altro «sfizio» sottoposto a obolo: novanta euro per coprire le spese di straordinario di addetti e personale. Anche l’assessore Stefano Pillitteri ammette: qualcosa non va. «D’altra parte io ero e resto contrario all’utilizzo di via Larga. L’ipotesi di mantenere una soluzione che prevedesse la gratuità della cerimonia anche per i non residenti mi è stata di fatto imposta dalla segreteria generale. Io invece resto convinto del principio che chi viene da fuori e beneficia di un servizio offerto dal Comune è giusto che qualcosa paghi. Oltretutto i matrimoni in via Larga sono un caos. Le coppie ostacolano il lavoro degli uffici, i battimani, le urla». Il lancio del riso, almeno quello, è vietato. E ora, assessore? «Ora vedremo se questi dati saranno confermati nei prossimi mesi. Se così fosse, proporrò di eliminare l’opzione di via Larga e di far pagare tutti i non residenti che si sposeranno in Comune». A Palazzo Dugnani, ovviamente.
La tassa sulla location «nobile» e la fuga in via Larga. Il consigliere comunale del Pd Andrea Fanzago conferma: «Giusto oggi ho celebrato sette matrimoni, tutti in assessorato. Il flop dell’imposta dimostra quello che avevamo detto quando fu introdotta. E cioè che è completamente inutile, anche alle casse del Comune. Tanto più che Palazzo Dugnani continua a essere in condizioni di assoluto degrado. Quattrocento euro in condizioni simili sono una follia». Non bastasse, ci si mettono anche le date, i numeri e la cabala a complicare il lavoro in assessorato. È lo stesso Pillitteri a raccontare che i suoi uffici sono sotto pressione. Motivo? Pare che tutte le coppie di Milano smanino per sposarsi il prossimo 20 ottobre. Il 20/10/2010. «Un mercoledì, oltretutto», sospira Pillitteri. «Di turno sarebbe via Larga. Dovremo organizzarci e aprire anche Palazzo Dugnani. Come minimo».
Articolo di Andrea Senesi tratto dal Corriere della Sera del 24 agosto 2010